Aloe Vera: un po’ di storia
(pubblicato sulla rivista
"psicologia in movimento" n°
55/56 di Maggio-Giugno 2009)
“Mi chiedi quali forze segrete
mi sostenessero durante i miei
lunghi digiuni? Ebbene, furono
la mia incrollabile fede in Dio,
il mio stile di vita semplice e
frugale e l’aloe di cui scoprii
i benefici alla fine del XIX
secolo, al mio arrivo in Sud
Africa.”
Queste, le parole del Mahatma
Gandhi (1869-1948) in
un’intervista negli ultimi anni
della sua vita.
Ne deduciamo subito l’importanza
alimentare che ricopre questa
pianta e, in particolare, il gel
contenuto nelle sue foglie.
La sua è una storia millenaria,
una delle prime testimonianze
relative al suo uso sarebbe
riportata da una tavoletta di
argilla sumerica del 2100 a.C.,
ma esistono raffigurazioni di
questa pianta sui muri dei
templi dell’Antico Egitto
databili fino al 4000 a.C.
Nel 1862 Edwin Smith acquistò un
papiro egiziano risalente al
1550 a.C e lo rivendette
all’egittologo George Ebers;
quest’ultimo scoprì quanto fosse
già nota nell’antichità l’aloe
vera, specie per i suoi usi
dermatologici. Si tratta, tra
l’altro, del papiro medico più
lungo in assoluto (103 pagine
per 20 metri) con riportate
citazioni risalenti al 3000 a.C.
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Gli ebrei, dopo gli anni di
schiavitù in Egitto, molto
probabilmente appresero alcuni
dei segreti funerari dei loro
padroni, tant’è che, secondo la
leggenda, il re Salomone sarebbe
stato un grande estimatore
dell’aloe e la avrebbe coltivata
per le sue proprietà aromatiche
e terapeutiche.
Gli antichi popoli della
Mesopotamia usavano l’aloe per
allontanare gli spiriti maligni
dalle proprie dimore e, più
tardi, i Templari bevevano una
miscela di vino di palma, polpa
di aloe e canapa che chiamavano
“Elisir di Gerusalemme” a cui
attribuivano la loro buona
salute e longevità. |
Il primo reale riferimento
sull’uso dell’aloe in occidente
arriva da Plinio il Vecchio
(41-68d.C.). Sviluppò la propria
abilità e le proprie conoscenze
da medico al seguito
dell’esercito romano, fu il
primo a descrivere gli usi
medicali della pianta e come,
per esempio, potesse essere
usata per le emorragie delle
ferite, contro l’acne e la pelle
secca, per ammorbidire la pelle,
ed anche per alleviare le
irritazioni dell’apparato orale.
Nel Medio Evo e nel Rinascimento
la sua conoscenza si diffuse in
tutto il mondo. In Europa venne
particolarmente apprezzata in
quelle zone dove poteva essere
coltivata, quindi nell’Italia e
Portogallo meridionali e nel sud
della Spagna. Qui i gesuiti,
rileggendo gli antichi testi
greci e romani, riscoprirono le
proprietà dell’aloe per poi
diffonderla nelle loro missioni
delle Americhe, in particolare
in Messico e nell’odierno Texas.
Non abbiamo grossi riferimenti
nei due secoli successivi.
L’aloe veniva utilizzata nei
paesi più freddi solo come
purgante, violento ma efficace.
Ma la scarsa possibilità di
avere aloe fresca da poter
utilizzare quotidianamente, ne
ridusse l’importanza fino ad
essere ridotta a fenomeno quasi
folkloristico a favore del
crescente sviluppo della
medicina moderna e dei farmaci
di sintesi. Al contrario, nei
paesi più caldi la sua fama non
ebbe mai flessioni, specie in
quelli semidesertici, dove le
temperature consentono alla
pianta di sviluppare tutte le
sue proprietà sia per un uso
interno che esterno.
Per diffonderne l’uso e
consentirne il trasporto in
tutto il mondo, evitando però
che perdesse la sua efficacia,
si dovette trovare un modo per
stabilizzare la pianta e le sue
proprietà. Le prime tecniche
includevano sempre l’uso della
scorza della foglia (ad alto
contenuto di aloina e quindi con
una certa tossicità) e l’uso del
calore che purtroppo
compromettevano le proprietà
benefiche e i nutrienti del gel
di aloe vera che è solo
contenuto nell’interno della
foglia.
Solo negli anni Settanta, gli
scienziati riuscirono a trovare
un metodo di stabilizzazione
valido che non utilizzava la
scorza e separava
l’aloina dal resto del contenuto
del gel, rendendolo allo stesso
tempo fresco come quello appena
spremuto dalla foglia.
Si era appena aperto un nuovo
capitolo nella storia dell’
aloe.
Cristian Compagnoni
Riferimenti bibliografici:
Alasdair Barcroft
“L’Aloe” Hermes Edizioni, 1998
A. Bassetti e S. Sala
“ Il grande libro dell’Aloe”
The Health Handbooks, 2001
AA.VV. “Alla scoperta dell’aloe
vera” FLPItaly, 2006 |